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KOYAANISQATSI Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 18 ottobre 1984
 
di Godfrey Reggio (Stati Uniti, 1983)
 
Documentario "sperimentale". E, perlomeno nelle intenzioni degli autori, poema d'invenzione visiva e musicale: destinato, più che a informare, a far riflettere lo spettatore. Film a messaggio, quello di Reggio lo è già nel titolo impossibile che, nella lingua degli indiani Hopi, sempre comodi da citare, significa "vita disordinata".

Le profezie degli indiani dicono, ad esempio, che "se dalla terra si continuano ad estrarre cose preziose, si arrischia il disastro". E nel film abbondano immagini di miniere e scavatrici varie. Dicono ancora che "nel giorno della Purificazione vi saranno ragnatele distese da un lato all'altro del cielo". E gli autori ci mostrano immagini di linee elettriche che si perdono nel deserto. Ed infine che "un recipiente di ceneri potrebbe un giorno venir lanciato dal cielo Ia terra avvamperebbe e gli oceani bollirebbero". Ed ecco naturalmente, le immagini delle varie esplosioni nucleari. Premesse queste intenzioni, diciamo subito che Koyaanisqatsi corrisponde esattamente a tutto quanto, nel bene e nel male, ci si poteva attendere

Accompagnate dalla musica elettronica di Philip Glass (impressionante quanto ripetitiva), le immagini del film sono sempre spettacolari. Dapprima la terra nella sua magnificenza intatta (capitolo deserti e canyon). Poi l'intervento dell'uomo secondo una vaga tematica ecologica (centrali, fabbriche, cingolati vari). Infine le vie di comunicazioni, gli agglomerati umani, le demolizioni di enormi caseggiati, la folla in attesa nelle stazioni o sui marciapiedi di Times Square. E l'uomo solo infine, qualche specimen isolato e piuttosto degenerato, come quel gruppo di cameriere in divisa nel fast-food di Las Vegas. Reggio ha filmato la natura e l'intervento dell'uomo sul tema classico del "ma siamo poi veramente sicuri del significato di progresso?". Per descrivere la degenerazione rispetto ad un ordine primitivo, ha modificato il ritmo dell'immagine cinematografica, filmando alternativamente al rallentatore o accelerando le immagini. Così, le nuvole giungono come ondate in bufera sopra i grattacieli, il traffico notturno si organizza come un prezioso metabolismo luminoso, passanti sgambano maestosi al suono cavernoso dei cori di Glass o saettano impazziti come guidati da un computer impazzito.

Tutto ciò è anche piacevole da seguire, almeno per un certo tempo: gli autori sono probabilmente partiti da intenzioni fors'anche encomiabili di tipo ecologico e filosofico. Poi, una volta all'opera, si sono lasciati tentare da tutto ciò che appariva seducente all'occhio e all'orecchio. Così, il film diventa di un bello un po' sconcio (come per il solito fascino del fungo atomico). Estetizzante, superficiale, una specie di Mondo cane più sull'informale. Ma altrettanto nocivo nella sua confusione; con buona pace per gli indiani Hopi nella loro riserva.


   Il film in Internet (Google)

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